Molte microimprese nascono sulla scia di un’esperienza pregressa da dipendente. Pensiamo al meccanico di una grande autofficina che decide di mettersi in proprio, o il cuoco che gestisce un suo ristorante. Ma gli esempi sono tanti e riguardano anche le industrie manifatturiere di piccole dimensioni.
Tuttavia, il neo imprenditore continua a comportarsi da dipendente, anzi come il migliore dei dipendenti: il primo ad arrivare in azienda, l’ultima ad andarsene
Questo mindset è completamente sbagliato. Perché l’azienda è un’organizzazione, anche se piccola, e l’imprenditore ha il compito di organizzare il lavoro. Quindi mettersi al di sopra e decidere chi e cosa fanno gli altri, cioè i suoi dipendenti.
All’inizio è normale condurre l’azienda così, ma entro pochi anni bisogna assolutamente cambiare registro. In questo modo, l’imprenditore fa l’imprenditore, e i dipendenti lavorano per lui in cambio dello stipendio. Che sarà sempre più gratificante, se l’imprenditore dedicherà tutte le sue energie nell’organizzazione, facendo crescere l’azienda.
Il business plan va tramutato in realtà
Un business plan non deve essere un libro dei sogni, ma può contenere una visione ottimistica.
Prima o poi va tradotto in realtà. La pianificazione strategica è fondamentale per mantenere intatta la visione a lungo termine, ma deve comprendere delle operazioni “azionabili” fin dal giorno uno.
I risultati più grandi sono il frutto della sommatoria di risultati più piccoli, raccolti nel tempo.
Immagina la gestione ordinaria dell’impresa come il succedersi di una tappa dietro l’altra, in un grande giro. Ad ogni traguardo corrisponderà un passo fatto in avanti in direzione della meta più grande, vincere la classifica generale.
In sostanza: fai in modo che gli obiettivi di massima di un’azienda siano il risultato della somma di obiettivi intermedi, raggiungibili passo dopo passo, e non il frutto di una semplice visione poco ancorata alla realtà.
I dipendenti sono persone più preparate di te imprenditore
Se un imprenditore assume un dipendente per svolgere una determinata mansione, è perché ritiene che quello possa fare il lavoro che lui non può fare.
E poi conta quanto detto sopra: l’imprenditore factotum è destinato al fallimento. Non è neanche un vero imprenditore.
A ciascuno il suo, secondo le proprie competenze. Questo significa che la gestione delle risorse umane deve privilegiare il talento e il rispetto delle competenze di ciascuno.
Può capitare di avere a che fare con un dipendente poco allineato con la visione dell’imprenditore o con un altro che non sembra saper fare bene il suo mestiere, ma la scelta rimane sempre in capo al proprietario dell’azienda.
Se non sa come valutare un talento o come verificare la performance di un dipendente, può sempre assumere un esperto in risorse umane o installare dei misuratori di performance.
In ogni caso non ci sono scuse. Il lusso di guidare un’azienda è quello di tradurre un’idea in un servizio o prodotto concreto, avvalendosi di persone competenti. E bisogna sempre ricordarsene quando si esercita la leadership.
Poni attenzione all’ambiente di lavoro
Tutte le ricerche dimostrano che un ambiente di lavoro sano e leale influisce positivamente sulla produttività e l’efficienza, con un indiretto aumento degli utili per l’imprenditore.
Nelle microimprese si finisce per avere rapporti stretti con i dipendenti. Perché tutti remino dalla stessa parte occorre sapere riconoscere i talenti, premiare gli sforzi, investire in formazione.
Trasmettere, insomma, la sensazione concreta che l’azienda sia in movimento con loro. E che loro, insieme a te che guidi l’impresa, abbiano intrapreso un viaggio che porterà lontano e darà soddisfazione.
Le imprese contrassegnato da un ampio turnover sono quelle che tendono a performare peggio, anche (e forse soprattutto) in settori altamente tecnologici.
La formazione costante, invece, può tenere tutti allineati e l’adozione di metodologie decisionali rapide e motivanti, può aiutare a trattenere dei talenti che offrono un grande contributo.
Adotta la tecnologia quando è matura
Digitalizzare i processi è fondamentale per contenere i costi. E fin qui non ci sono problemi. Quando una tecnologia è matura e viene adottata dal mercato, occorre farla propria rapidamente, allineando il personale nel suo utilizzo.
Quello che non bisogna fare è andare a rincorrere ogni novità inutile, che non porta alcun beneficio.
Si possono usare dei programmi di project management, ma solo se sono davvero utili. L’ideale è sempre adottare tecnologie che fanno risparmiare tempo e soldi, e non usarle tanto per istituire dei sistemi di controllo inutili. Questo nelle realtà piccole.
Non trascurare il marketing e la contabilità
Le aziende diventano forti quando hanno tutti i numeri sotto controllo.
L’imprenditore ha l’idea e dispone dei mezzi per metterla in pratica: compra macchinari, software, strumenti, locali e li mette a disposizione di talenti che sanno come sfruttarli per trasformare la visione imprenditoriale in qualcosa di concreto.
Ci sono poi le fasi gestionali: la contabilità è il settore più delicato. L’imprenditore deve poter sapere sempre come sono messi i conti dell’azienda, quanto si spende, quanto si guadagna, che previsioni ci sono rispetto all’immediato futuro, se è possibile o meno procedere all’acquisizione di una forza lavoro o di una nuova sede.
I numeri si tengono sotto controllo quando i processi sono chiari, e le persone che se ne occupano hanno a loro volta contezza di ciò che succede.
Quindi, anche in questo caso, non è l’imprenditore che si deve occupare della contabilità. Deve però poter conoscere la realtà in numeri della propria impresa. Se chi si occupa di contabilità non è in grado di fornire al volo un quadro sommario della situazione finanziaria, probabilmente o non sta facendo un buon lavoro o non dispone degli strumenti giusti per fornire questo genere di risposte.
Il marketing ovvero come l’azienda parla al pubblico
Un altro campo da tenere in grande considerazione è quello del marketing, cioè come l’azienda si rivolge al proprio mercato di riferimento, e in definitiva al proprio pubblico di consumatori.
Il marketing, se fatto bene, può portare enormi vantaggi.
Nel caso la microimpresa o la piccola impresa agiscano nel mercato locale, saranno più portate ad avere interazioni di prima mano con i propri clienti, specialmente sul web attraverso i canali social.
In questo caso, occorre sfruttare il rapporto con la clientela in funzione del marketing. Quale miglior veicolo pubblicitario di un cliente soddisfatto?
Gli sforzi di marketing devono essere sempre mirati a far conoscere il brand e i prodotti, così da farli diventare familiari, anche in piccole realtà. Se le persone identificano la soluzione con il marchio, allora per l’azienda non ci si può aspettare altro che un futuro roseo.
In conclusione, nella gestione di una microimpresa occorre abbandonare la vocazione personalistica, del “faccio tutto io”, in favore di una visione più imprenditoriale.
La vera differenza non sta nelle dimensioni dell’organizzazione, ma nel rendersi conto che serve quell’organizzazione.
Molti piccoli imprenditori – sia per ragioni fiscali, sia per motivi di opportunità – hanno paura di crescere e allargarsi ed espandersi a livello organizzativo, perché da un lato temono inconsciamente di perdere il controllo (abbandonando la dimensione familiare o “alla buona”), dall’altro hanno difficoltà a immaginarsi al di sopra dell’organizzazione.
Ricorda sempre che ci sono strumenti validi, come il microcredito imprenditoriale, che permettono a una piccola impresa di ottenere i mezzi e gli strumenti per crescere.