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Cosa fare per diventare un imprenditore di successo

Cosa fare per diventare un imprenditore di successo

Cosa deve fare un imprenditore per avere successo? La risposta non è semplice, in rete si trovano tanti consigli, alcuni dei quali davvero poco utili (meditare, alzarsi alle cinque del mattino) o applicabili solo negli Stati Uniti d’America.

Posto che la stabilità emotiva e un certo equilibrio nella vita personale sono importanti, ciò che conta maggiormente per avere successo come imprenditore è comprendere al meglio il proprio ruolo.

1. L’imprenditore deve mettersi al di sopra dell’organizzazione

Si capisce subito chi è imprenditore. Chi possiede un’attività e ha un’organizzazione per svolgerla, tutto qua.

La parte dell’organizzazione però è importante. Se l’impresa sottintende la presenza di un’organizzazione, l’essere organizzati è un presupposto fondamentale per gettare le basi del successo imprenditoriale.

Un imprenditore organizzato è quello che dà un’organizzazione funzionale alla propria impresa.

In genere questa organizzazione parte con la divisione dei compiti, che è tipica di organizzazioni complesse.

Ma la presenza di un’organizzazione rileva anche un’altra verità: l’imprenditore non può fare tutto. E non deve considerarsi parte dell’organizzazione. Perché questa in realtà è al suo servizio, o meglio: al servizio dell’impresa e dei suoi obiettivi.

Se sei un imprenditore alle prime armi puoi dedurne alcune conseguenze logiche e pratiche.

  1. L’imprenditore è a capo di un’organizzazione
  2. L’organizzazione è al servizio degli obiettivi dell’impresa (e quindi anche dei sogni e delle aspirazioni dell’imprenditore)
  3. L’imprenditore non fa parte dell’organizzazione, è al disopra.

Ne consegue che…

  • L’organizzazione di una impresa è verticistica, piramidale. L’imprenditore è la cuspide della piramide e ha una visione dall’alto dell’organizzazione e delle sue problematiche.
  • L’organizzazione – dal basso verso l’alto – lavora per definire gli obiettivi di massimo impostati dal vertice (sia esso l’imprenditore o un suo delegato in posizione di comando).
  • L’imprenditore non è parte del meccanismo. Mai, nell’arco della sua esperienza imprenditoriale, dovrebbe trovarsi all’altezza della base o della sezione intermedia della piramide, come parte dell’ingranaggio.

Tanti imprenditori, agli inizi, decidono di mettersi in proprio e aprire un’attività partendo da un’esperienza pregressa di dipendente nello stesso campo.

Classico caso è quello dello chef che diventa ristoratore. Ma un conto è saper cucinare ed essere bravi in quello, un conto è gestire un’attività economica.

Spesso, il problema principale nasce dal fatto che non si riesce a dismettere i panni del “tecnico”, cioè di colui che fa parte dell’ingranaggio organizzativo, per indossare quelli di vertice.

Lo chef che diventa ristoratore, la prima cosa che deve fare dopo aver costituito l’attività in proprio è cercare uno chef al posto suo.

Questa situazione è tipica, ma andrebbe prima o poi corretta.

2. Deve organizzarsi in modo da lavorare di meno

L’organizzazione dell’impresa deve raggiungere almeno due obiettivi:

  1. Gli obiettivi economici tipici di un’impresa, come la crescita costante, l’aumento dei ricavi, la soddisfazione dei clienti, l’armonia tra i dipendenti.
  2. Soddisfare le aspirazioni e i desideri dell’imprenditore.

Tanti imprenditori si focalizzano sul primo punto e fanno coincidere il secondo con il primo, perlopiù mentendo a sé stessi.

Infatti, essere imprenditore spesso corrisponde a una vocazione. A un certo punto scatta qualcosa e c’è voglia di mettersi in gioco.

Non si tratta quindi solo di un’aspirazione professionale, ma anche personale. Desiderio di avere autonomia nella propria vita privata, poter decidere per sé stessi, mettere in campo le proprie idee, avere flessibilità negli orari, uno stile di vita più gratificante, e più indipendenza economica.

Eppure, nonostante questo forte elemento di spinta motivazionale, spesso l’imprenditore continua a essere parte dell’ingranaggio, senza mai venirne a capo, perdendo di vista i vantaggi dell’essere imprenditore.

Per questo motivo è fondamentale che l’imprenditore sappia fare dei passi indietro, anziché fare dei passi avanti e imporsi sempre e comunque.

Stare al di sopra della propria organizzazione significa anche delegare e responsabilizzare.

3. Deve sapere delegare, responsabilizzare e lasciar decidere ad altri

Essere a capo di un’organizzazione come un’impresa, piccola o grande che sia, come abbiamo detto significa stare al vertice, al di sopra dell’organizzazione.

Una verità che si dice poco sull’imprenditore che ha successo è questa: riconosce i propri limiti. Assume persone per svolgere mansioni che lui non saprebbe fare.

L’imprenditore che non ha successo invece corrisponde alla figura del factotum che si occupa di tante cose come il marketing, la contabilità, la logistica, dicendo la sua su tutto e intervenendo su tutto.

Ma il vantaggio di essere imprenditori è che si possono assumere persone molto più qualificate di noi per svolgere una determinata mansione.

Un imprenditore di successo è dunque un imprenditore che punta molto sull’organizzazione.

L’organizzazione è alla base di tutto, e all’interno di essa devono esserci compiti e deleghe chiare. Seguendo uno schema piramidale, l’imprenditore deve sapere delegare e responsabilizzare. In inglese si usa il termine “empowerment”, cioè trasferire potere, attraverso la delega.

Agendo in questo modo, può tirare fuori il meglio dalle risorse che impiega.

Quando non funziona? Quando l’organizzazione viene meno perché l’imprenditore si dimentica della sua figura, del ruolo che ricopre, che non è solo apicale, ma anche “estraneo” rispetto all’ingranaggio quotidiano.

La classica figura dell’imprenditore che arriva per primo in ufficio e va via a notte fonda, per quanto romantica, è sbagliata. E prima o poi comporta il sorgere di frustrazione e insoddisfazione, perché il lavoro – così facendo – tende ad assorbire anche la vita privata. E in realtà, la vocazione iniziale per fare l’imprenditore dipende proprio dall’idea di stile di vita associata ad esso: il desiderio di indipendenza economica, autonomia che non può realizzarsi a costo della vita privata.

4. Deve evitare il micromanagement

Il micromanagement è uno stile di gestione del lavoro e delle persone caratterizzato da un controllo eccessivamente dettagliato sulle attività dei dipendenti.

I manager che adottano questa pratica tendono a sovrintendere minuziosamente il lavoro dei loro sottoposti, spesso fino al punto di prendere decisioni piccole e quotidiane che normalmente sarebbero delegate ai lavoratori stessi.

L’imprenditore che fa micromanagement si fa trascinare dalle piccole decisioni e ne parla con chiunque, senza seguire la scala gerarchica che ha impostato. Così si succedono le riunioni, le call, i colloqui infiniti che in generano affossano la capacità decisionale dell’azienda e generano un clima di totale sfiducia.

5. Non deve decidere sulla base del miglior scenario possibile

Nel mondo dei beni e dei servizi, si pone sempre il problema di avere un prodotto / servizio che asseconda un bisogno o un desiderio. Non è facile vendere al prospetto identificato come cliente ideale. Ma quando si progetta un servizio o prodotto da offrire, non bisognerebbe mai rappresentare il miglior scenario possibile, quello dove tutti comprano quello che vogliamo. Perché questa realtà economica non esiste.

Meglio mettere in conto uno scenario di vendita realistico e basare gli investimenti su di esso.

6. Deve stabilire metriche di performance chiare

Un imprenditore guarda sempre a degli obiettivi di medio e lungo termine. Mentre la riunione settimanale può servire per fare il punto sugli obiettivi a breve termine, le metriche devono dire in modo chiaro e inequivocabile dove si vuole andare, e come registrare i progressi. Queste metriche (KPI) consentono di avere una visione globale, neutra, oggettiva che tutti possono comprendere e intorno alle quali è semplice convergere.

7. Deve utilizzare metodologie semplici e facili da implementare

Oltre ad evitare il micromanagement deve anche implementare delle metodologie di lavoro semplici, dirette, che mirano a compattare l’ambiente di lavoro e che contengono anche dei meccanismi di formazione adeguati, così da portare tutti sullo stesso livello.

Una volta che è sicuro di questo, può delegare con tranquillità e assolvere al suo ruolo verticistico senza troppi patemi, liberando tempo libero ed energie per fare altre cose.

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